LA RECENSIONE DEL MERCOLEDIì: IL LOTTATORE DI SUMO CHE NON DIVENTAVA GROSSO di Erid-Emmanuel Schmitt
Come negli altri suoi libri, Schmitt racconta una storia essenziale, una storia zen si potrebbe dire. Narra l’incontro fra un ragazzino allo sbando, Jun, che vive come un barbone, vendendo orribili cose di plastica per le strade di Tokyo e un anziano maestro di sumo che invece vede in lui “un grosso”.
Le pochissime parole del maestro conducono Jun a ritrovare se stesso, a interrompere la sua fuga, che è principalmente una fuga dalla sua famiglia e dalle sue radici e a mettersi alla prova.
Senza grandi discorsi, lo aiuta solo a guardarsi dentro, a riconoscere i motivi che lo hanno spinto a lasciare i suoi e a trovare un equilibrio che gli permette di diventare veramente “un grosso”.
Semplice e lineare, parla come un balsamo al cuore di chi fatica ad accettare la propria sofferenza. Lascia il sapore delle innumerevoli uova sode che Jun divorava anche di notte per aumentare di peso senza riuscirci.
